ULTIM’ORA – Sigarette, da vizio a condanna fiscale: per fumare devi pagare allo Stato 1.095€ l’anno | È la nuova tassa sulla dipendenza
Sigarette e posacenere (Pixabay foto) - www.insolenzadir2d2.it
Fumare non è mai stato così costoso: tra nuove direttive e riforme europee, il vizio diventa un peso quotidiano.
Un tempo il fumo era questione di stile, di ribellione o semplicemente un’abitudine presa troppo alla leggera. Oggi, invece, chi accende una sigaretta sta facendo anche un’altra scelta, quella economica. E non da poco. Ogni tiro ha un costo, e non solo per i polmoni.
C’è lo Stato dietro l’angolo che presenta il conto, sempre più salato. L’immagine del fumatore si è trasformata. Non più solo vizio o dipendenza, ma quasi una forma di “contributo obbligatorio” al bilancio pubblico.
Ogni pacchetto venduto è un gruzzolo che finisce nelle casse dello Stato, e la linea tra politica sanitaria e interesse fiscale inizia a diventare parecchio sfocata. C’è poi tutto un discorso, forse meno visibile ma altrettanto importante, che riguarda le differenze tra Paesi.
In Europa ogni Stato fa un po’ a modo suo, e il prezzo delle sigarette cambia parecchio da una nazione all’altra. Questo ha portato non solo a una confusione normativa, ma anche a fenomeni come il turismo del tabacco, con gente che attraversa il confine per comprare pacchetti più economici.
Le proteste
Nel mezzo ci sono loro, i tabaccai. Che non stanno certo a guardare. Anzi, sempre più spesso lanciano l’allarme: le regole cambiano in fretta e rischiano di affossare un’intera categoria. Per molti, non si tratta solo di aumenti, ma di un atteggiamento punitivo verso un intero settore, con regole che sembrano pensate senza tenere conto della realtà.
La Federazione Italiana Tabaccai è sul piede di guerra. Le critiche sono tante: accise troppo alte, poca gradualità, rischio per i lavoratori. E poi c’è la questione dell’equiparazione tra sigarette classiche e dispositivi “senza fumo”, che secondo i tabaccai viola le norme italiane. Per loro servirebbe un approccio più ragionato, che protegga i 200mila lavoratori del settore senza mettere in crisi tutta la filiera.

Una stretta che avanza
Insomma, i segnali sono chiari. In Italia è già previsto un aumento delle accise di 60 centesimi entro il 2026. Ma la vera partita si gioca a Bruxelles, dove la Commissione europea ha appena chiuso una consultazione pubblica per rivoluzionare le tasse sul tabacco. L’obiettivo? Uniformare le regole in tutta l’UE e far calare il consumo, soprattutto tra i più giovani. Se le nuove regole passeranno, i prezzi in Italia potrebbero subire un’impennata fino a 3 euro in più a pacchetto, come riporta QuiFinanza. Anche se siamo lontani dai 13 euro di Norvegia e Irlanda, la differenza si farà sentire eccome.
Il testo legislativo definitivo arriverà tra poco e dovrà passare da Parlamento e Consiglio UE. Ah, e non finisce qui: la Commissione vuole anche il potere di aggiornare le accise ogni tre anni. Ecco il nodo: basta fare due calcoli per capire che se fumi un pacchetto al giorno, rischi di pagare più di mille euro l’anno in più. Precisamente 1.095 euro. A quel punto l’aumento del prezzo verrebbe visto da molti come una sorta di “tassa” sulla dipendenza, che colpisce direttamente le tasche di milioni di italiani. Il pacchetto da 5 o 6 euro? Presto potrebbe costarne nove o anche di più. E il vizio diventa, di fatto, un lusso.
