Stop al fotovoltaico: rischio stangata fino a 5.000€: il Governo ha firmato la legge | Pannelli da sostituire subito
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Arriva lo stop al fotovoltaico: adesso se li hai installati ti tocca pagarli, addio agli incentivi dello Stato.
Negli ultimi anni il fotovoltaico è stato al centro di tante scelte familiari e aziendali. Non solo per una questione ambientale, ma anche perché le agevolazioni fiscali hanno reso gli impianti più convenienti. Adesso, però, arriva una novità che rischia di cambiare i piani di chi stava pensando di fare questo investimento.
Il punto non riguarda tanto la tecnologia, ma la provenienza dei materiali. La Cina da tempo è il gigante mondiale nella produzione di pannelli solari e componenti elettronici, e questo ha creato una forte dipendenza dell’Europa dalle importazioni. Una situazione che, alla lunga, ha iniziato a preoccupare governi e imprese.
Fino a poco tempo fa l’urgenza era quella di diffondere le energie rinnovabili senza troppi vincoli. Ora, invece, le regole iniziano a restringersi. Le istituzioni vogliono favorire la filiera europea, anche se questo potrebbe significare costi più alti e qualche ostacolo in più per chi vuole accedere agli incentivi.
La notizia ha subito creato reazioni contrastanti: c’è chi teme che installare un impianto diventi molto più caro, e chi invece accoglie con favore una maggiore attenzione alla qualità e alla produzione interna. Di certo, chi aveva già in mente un progetto fotovoltaico dovrà fare i conti con regole nuove e più selettive.
Un cambio di rotta nelle regole del fotovoltaico
Dal 17 settembre 2025 scatteranno le nuove condizioni per accedere agli incentivi previsti dal decreto Fer X transitorio. Come sottolinea Money, l’Italia è il primo Paese europeo a dire stop ai pannelli solari, alle celle e agli inverter prodotti in Cina. Il provvedimento è stato firmato il 4 agosto e pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine mese, segnando un vero cambio di direzione.
Il ministero dell’Ambiente ha stabilito che una parte degli incentivi sarà riservata soltanto a chi utilizza componenti europei. La scelta nasce dall’idea di sostenere la produzione interna, ma inevitabilmente comporta costi più alti: i pannelli made in Europa non hanno lo stesso prezzo di quelli cinesi, che hanno conquistato il mercato mondiale grazie a una capacità produttiva enorme.
Cosa cambia per chi vuole installare i pannelli
Chi non è riuscito a entrare nella prima fase degli incentivi, quando ancora non c’erano vincoli sull’origine dei materiali, dovrà ora adeguarsi a regole più severe. Per ottenere il bonus servirà dimostrare che i pannelli non siano assemblati in Cina, che le celle non provengano da lì e che almeno un componente tra quelli richiesti sia prodotto in Europa.
Chi ha già un impianto installato non rischia nulla, ma chi pensa di farlo adesso dovrà fare bene i conti: i costi più alti e i controlli stringenti potrebbero pesare. L’obiettivo dichiarato è chiaro: ridurre la dipendenza da Pechino, che da sola produce oltre l’80% dei pannelli solari nel mondo e ospita i dieci principali fornitori di questo settore strategico.