Sinner ha dovuto dirgli addio: neanche al grande tennista è concesso tanto | Inutile qualsiasi tentativo
Jannik Sinner in campo (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Una particolarità inflessibile ha costretto Jannik Sinner a un gesto sorprendente subito dopo il suo trionfo più grande.
Ci sono situazioni che, anche nello sport, possono sembrare quasi crudeli. Arrivano proprio nel momento in cui ci si aspetterebbe solo festa e celebrazione, e invece ricordano che non tutto è concesso, nemmeno ai più grandi. È un dettaglio che spesso sfugge ai tifosi, ma che per gli atleti diventa un passaggio obbligato, a volte sorprendente, altre volte perfino amaro.
Quando il sogno sembra finalmente compiuto, ecco che qualcosa viene sottratto, come se la vittoria non fosse mai del tutto “completa”. Una scelta che può lasciare spiazzati, perché non si tratta di una regola recente o di una decisione improvvisata: sono tradizioni secolari, alle quali nessuno, proprio nessuno, può sottrarsi.
È un po’ come se ci fosse un confine invisibile tra la gioia e la realtà. In pochi minuti si passa dall’apoteosi al dover rinunciare a ciò che pareva intoccabile. E mentre il pubblico continua a esultare, chi ha vinto deve accettare questo compromesso che sa quasi di beffa.
Un trionfo che diventa immediatamente condizionato, riportando tutto all’equilibrio che solo certe istituzioni sportive sanno imporre. Non è un caso se molti campioni abbiano raccontato quel momento con sorpresa, a volte con un pizzico di delusione.
La reazione di Sinner
Perché si tratta di un rituale rigido, che non fa distinzioni tra un debuttante e una leggenda. Nemmeno il più grande dei campioni può ottenere un trattamento speciale, e questo è ciò che rende la regola tanto dura quanto affascinante.
Come ha reagito Sinner? Beh, con lo stile che lo contraddistingue. Come riportato anche da Fanpage.it, Sinner non si è scomposto più di tanto: ha ascoltato la spiegazione, ha sorriso e ha risposto con un tranquillo “Va bene. Nessuna fretta”. Un atteggiamento semplice ma elegante, che racconta bene il suo carattere pacato.
Una regola che non fa sconti a nessuno
Ecco, a Wimbledon qualche tempo fa è andata proprio così. Jannik Sinner, appena terminata la sua incredibile finale con Carlos Alcaraz, si è ritrovato con in mano il “Gentlemen’s Singles Trophy”, la coppa che ogni tennista sogna da bambino. Foto, sorrisi, emozioni. Poi, però, il colpo di scena: dopo appena mezz’ora una dirigente del torneo si è avvicinata chiedendogli, con molta cortesia, di riconsegnarlo. Il motivo? Una tradizione vecchia di quasi 140 anni. Il trofeo originale non lascia mai il club.
Al vincitore spetta una copia più piccola, circa tre quarti rispetto alle dimensioni reali, su cui sono incisi i nomi dei grandi del passato. Una regola inflessibile, che ha messo tutti i campioni sullo stesso piano, da Bartoli a Federer, fino a Sinner. La rinuncia al trofeo originale non ha tolto nulla alla grandezza di quel momento. Anzi, lo ha reso ancora più speciale: con quella vittoria, Jannik non solo ha inciso il proprio nome nella storia del torneo, ma ha guadagnato anche un posto da socio onorario dell’All England Club, con privilegi che solo chi ha sollevato quella coppa può vantare.