“Non puoi assentarti dal lavoro”: anche se hai il certificato medico il datore ti toglie la paga | INPS cambia le regole e manda tutti a lavorare anche malati

Lavoro con malattia (Canva foto) - www.insolenzadir2d2.it
Il certificato medico non basta più: il datore può contestarlo, anche con prove investigative. Non puoi più assentarti dal lavoro.
Quando si sta male, ci si aspetta che basti il certificato del medico per prendersi qualche giorno di riposo. In fondo, se un professionista attesta che non si è in grado di lavorare, dovrebbe finire lì. E invece no.
Oggi quel documento, che una volta era considerato quasi intoccabile, non garantisce più automaticamente la copertura o la paga. Se il datore ha dei dubbi, può chiedere controlli, approfondimenti, o addirittura far partire un’indagine. E tutto può cambiare.
Il lavoratore si trova così in una posizione più fragile: da un lato ha bisogno di riprendersi, dall’altro deve dimostrare che la sua assenza è legittima. L’INPS organizza visite fiscali per verificare le condizioni reali, e se il medico incaricato dall’ente non conferma la diagnosi del curante, l’intera malattia può non essere riconosciuta.
Ma non finisce qui: ci sono datori che si affidano anche a investigatori privati, capaci di osservare i comportamenti del dipendente anche fuori dagli orari ufficiali.
Quando il certificato medico non basta più
Secondo quanto spiegato da Brocardi, il certificato del medico curante non ha più un valore assoluto. Anche se viene rilasciato con tutti i crismi, può essere smentito da una visita fiscale. Se il medico dell’INPS ritiene che la persona sia in grado di tornare al lavoro, lo dichiara idoneo anche contro il parere del curante. A quel punto, la malattia non è più riconosciuta e la paga per quei giorni può saltare, o l’indennità non partire mai.
C’è poi la questione dei controlli extra. Se il datore ha forti sospetti, può raccogliere prove tramite periti o investigatori autorizzati. Basta che un comportamento sia considerato incoerente con lo stato di salute – come partecipare a una cena, fare sport o anche solo andare a fare spese – per mettere a rischio la fiducia e il posto di lavoro. E tutto questo può accadere anche fuori dagli orari in cui si è obbligati a restare reperibili.

Quando la malattia può costarti lo stipendio
Ci sono poi casi in cui, anche se la visita fiscale dà esito positivo, il datore può comunque non fidarsi. Magari ha ricevuto segnalazioni, oppure ha notato qualcosa di strano. In questi casi, può addirittura avviare un’azione legale per far dichiarare nullo il certificato, soprattutto se ha documenti che raccontano una versione diversa. A quel punto il lavoratore rischia grosso: niente indennità, niente paga, e – nei casi più gravi – possibile licenziamento per giusta causa.
Il punto è che oggi, anche stando male, non basta più dirlo. Serve provarlo, dimostrarlo, e soprattutto non fare nulla che possa sembrare “troppo”. Anche uscire per prendere un po’ d’aria può diventare un problema, se chi controlla decide che non era compatibile con la malattia. E così, quello che doveva essere un momento per guarire, può trasformarsi in una nuova fonte di ansia.