“Non possiamo più darvi la pensione”, INPS ha già inviato il recesso della reversibilità | Bloccati tutti i pagamenti già dal prossimo mese
                Vedova in lacrime (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
L’INPS potrà revocare più facilmente la pensione di reversibilità, anche dopo anni, se mancano requisiti e tempi corretti.
In Italia si parla sempre di pensioni. Ma quando si tocca quella di reversibilità, il discorso diventa ancora più delicato. È un tema che riguarda migliaia di famiglie, spesso in situazioni già complesse, che si trovano a fare i conti con una normativa che cambia e non sempre in meglio.
Basta poco perché un diritto che sembrava certo venga rimesso in discussione. Ci sono persone che aspettano anni prima di fare domanda, magari per ignoranza della legge o per difficoltà personali. Altri invece si ritrovano a dover dimostrare ogni dettaglio, ogni centesimo.
Non è solo una questione burocratica, ma qualcosa che impatta direttamente sulla quotidianità: pagare l’affitto, comprare le medicine, vivere con dignità. Eppure, c’è sempre più incertezza. Tra sentenze, riforme e interpretazioni nuove, capire se si ha ancora diritto a ricevere una prestazione non è semplice.
Alcune richieste vengono respinte, altre approvate e poi annullate. È un labirinto legale dove anche chi ha ragione rischia di perdersi. E il problema è che chi sbaglia un passaggio, anche in buona fede, può rimetterci tutto.
Una sentenza che cambia le carte in tavola
In questo caos normativo, i tempi sono diventati fondamentali. C’è una differenza enorme tra un diritto ancora attivo e uno che, pur essendo legittimo, è considerato ormai “scaduto”. È il tempo che decide se un diritto vive o muore, e non sempre è chiaro da quando cominciare a contarlo.
Ecco, proprio su questo punto è intervenuta la Corte di Cassazione con una nuova sentenza che potrebbe cambiare parecchie cose. Parliamo dell’ordinanza n. 23352/2025, depositata a metà agosto. Un caso specifico, certo, ma con effetti molto più ampi.

Una nuova strada per bloccare le richieste
Riguardava una figlia inabile, che aveva richiesto la pensione di reversibilità del padre morto nel… ehm, nel 1990. All’inizio i giudici le avevano dato ragione. Ma, come riporta Brocardi.it, l’INPS ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che il diritto fosse ormai… prescritto (cioè scaduto, per dirla semplice). E la Corte, questa volta, ha dato ragione all’ente. Secondo i giudici, non basta dire che l’INPS ha fatto un’eccezione generica. Il tribunale deve comunque analizzare da solo quando inizia davvero il conto alla rovescia della prescrizione.
Questa novità cambia un po’ le regole del gioco. Perché adesso, anche se l’INPS non è preciso nel dire “da quando” parte la prescrizione, il giudice ha il dovere di verificare se la domanda è arrivata troppo tardi. E se sì, anche una richiesta piena di documenti validi può essere respinta. Un altro aspetto importante riguarda i famosi “ratei”: se sono scaduti, niente da fare. Ma se sono ancora validi, il diritto resta — però occhio, gli interessi non si calcolano dal giorno in cui maturano, ma da quando è stata fatta la domanda all’INPS. Ovviamente, il tutto ha valenza solo in determinati casi.
