“Non ce la facciamo più”, dopo 65 anni chiude uno dei quotidiani simbolo d’Italia | L’editoria è in fallimento: i costi superano i guadagni

Uomo con giornale (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it

Uomo con giornale (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it

Dopo decenni di onorata attività, una storica voce dell’editoria italiana annuncia uno stop che fa rumore.

Negli ultimi tempi il mondo dell’informazione ha cambiato pelle. Anzi no, ha proprio cambiato identità. I giornali, quelli veri, di carta, fanno sempre più fatica a restare a galla. La gente legge meno, o forse legge diversamente, scrollando lo schermo e fermandosi a metà. Le edicole chiudono, i bilanci non tornano, e la passione non basta più.

Il problema però è che dietro ogni testata che scompare, c’è una storia, un’idea, una voce. Chi prova a resistere, spesso lo fa reinventandosi. Alcuni ci riescono, altri si aggrappano a quel che resta. Spuntano abbonamenti digitali, campagne sui social, contenuti esclusivi per pochi fedelissimi.

Ma la verità è che per molti giornali storici, quelli nati quando internet era fantascienza, non è per niente facile stare al passo. Si rischia di perdere l’identità nel tentativo di restare in corsa. Testate nate dal basso, cresciute col sostegno dei lettori e tenute in vita dalla fedeltà.

Giornali che erano più che giornali: erano bandiere, provocazioni, rifugi di pensiero libero. Ma arriva sempre un momento in cui bisogna fermarsi. Non per arrendersi, ma forse per respirare. O per guardare tutto da un’altra prospettiva. E a volte, anche le voci più forti hanno bisogno di silenzio.

Le problematiche

Il punto, però, è un altro. La sospensione non è solo una questione personale. Il direttore l’ha detto chiaro: i conti non tornano più. Le spese superano gli incassi, e senza pubblicità né finanziamenti, il giornale non può andare avanti. Un problema vecchio, certo, ma oggi diventato insostenibile. La carta costa, le edicole spariscono, e i lettori si spostano sempre più sui telefonini.

E così, anche un giornale che ha fatto dell’indipendenza una missione, che ha resistito per decenni senza piegarsi ai compromessi – è costretto a fermarsi. Ma il direttore lascia aperta una porticina: “Vediamo se, dopo aver ripreso fiato, ce la faremo ancora una volta”. Intanto, ha ringraziato tutti: i collaboratori, i lettori, e persino il fratello, che non c’è più ma che ha lasciato un segno.

Giornali (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Giornali (Depositphotos foto) – www.insolenzadir2d2.it

Una scelta sofferta, ma inevitabile

E così è successo, come riporta Livorno Today. Il direttore Mario Cardinali lo ha scritto senza troppi giri di parole: dopo il numero di novembre, il Vernacoliere si prende una pausa. Una decisione presa con il cuore, forse con un po’ di malinconia, ma anche con la consapevolezza che “nessuno è eterno”. Cardinali ha quasi 90 anni, e con il suo stile diretto ha spiegato che si sente “stanchino”… o meglio, “ciondola”, come dice lui.

Nel messaggio pubblicato sui social, Cardinali ha salutato i lettori con affetto, gratitudine e la solita verve. Ha ricordato i momenti belli, quelli duri, e ha lanciato anche qualche frecciata ai tempi moderni. Insomma, un addio (o forse un arrivederci?) degno della sua penna.