“Mamme, dovete darci 3 milioni di Euro”: o paghi o ti buttano fuori casa | Già inviate le notifiche di sfratto

Mamma disperata senza soldi (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it

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Lo scontro e le polemiche infiammano la città: tra accuse, risarcimenti e richieste al Comune, la tensione è ormai alle stelle.

Certe polemiche sembrano non finire mai. E ogni tanto ritornano più accese di prima. La città è cambiata tanto, è vero, ma ci sono posti che sembrano rimasti fermi nel tempo. E no, non parliamo solo di architettura.

Ci sono realtà che resistono da decenni, fuori dai circuiti ufficiali, ma ancora profondamente radicate in certi quartieri. Spazi che per alcuni sono simboli, per altri solo abusi. Insomma, il solito braccio di ferro. Da una parte chi parla di cultura, arte e solidarietà.

Dall’altra chi punta il dito contro l’irregolarità, il mancato rispetto delle regole. E la città? Sta lì, osserva e cambia, anche se non sempre nella direzione sperata. Intanto, il dibattito si infiamma: anche la gente comune comincia a domandarsi se tutto questo finirà mai.

Il problema è che ora il discorso si sta allargando. Ci sono tante altre realtà simili sparse per Milano. E qualcuno ha deciso che è ora di fare un po’ di ordine. Parole che tornano ciclicamente, ma che adesso sembrano prendere una piega più concreta.

Una situazione che accende le polemiche

Negli anni si è parlato tanto di questi luoghi “autogestiti”. Centri sociali, collettivi, associazioni improvvisate: chiamateli come volete, ma stanno lì, e spesso da una vita. In mezzo, ovviamente, c’è la questione annosa della legalità: chi li difende li vede come polmoni sociali, chi li accusa dice che stanno solo occupando abusivamente degli immobili.

La verità? Nessuno vuole cedere. Da un lato chi chiede un risarcimento economico importante, dall’altro chi rivendica trent’anni di attività culturali, servizi gratuiti, eventi, concerti e molto altro. E nel mezzo ci siamo noi, cittadini, che ci chiediamo — forse un po’ confusi — chi abbia ragione. Anche perché, se questo è solo l’inizio, potremmo vedere molti altri casi simili venire a galla molto presto.

La città di Milano (Pixabay foto) - www.insolenzadir2d2.it
La città di Milano (Pixabay foto) – www.insolenzadir2d2.it

Il caso che tiene banco a Milano

Tutto è riesploso di recente quando su Instagram Silvia Sardone ha pubblicato un video sulla questione, dicendo che il Viminale ha presentato il conto: 3 milioni di euro. È la cifra che, secondo lo Stato, il Leoncavallo dovrebbe pagare per aver occupato per oltre trent’anni uno stabile privato. Gli attivisti, però, non ci stanno. Anzi, chiedono che il Comune gli trovi un’alternativa: un edificio comunale, gratuito e utilizzabile da subito.

Già tempo fa la Lega aveva fatto la sua mossa, come riportò Milanotoday.it. In aula consiliare era stato presentato un ordine del giorno per spingere verso la chiusura del Leoncavallo e lo sgombero degli altri centri sociali abusivi. Sempre l’eurodeputata Silvia Sardone aveva parlato di un possibile “precedente pericoloso” e aveva invitato il Comune a intervenire con decisione. A scatenare ulteriormente la tensione fu una frase molto dura riportata in una nota della Lega: “Nessun premio va concesso a chi, da 30 anni, occupa abusivamente un immobile, facendo affari in nero”. Un attacco diretto alle “Mamme del Leoncavallo”, che tempo fa avevano ricevuto l’Ambrogino d’Oro dal Comune. E la polemica si è fatta subito politica, anzi — ideologica.