Iveco in ginocchio: è la fine di un colosso italiano | Mercato distrutto e azioni da brividi

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Iveco crollo azienda (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it

Un’icona dell’industria italiana attraversa il momento più delicato della sua storia: il crollo di un’azienda.

Da tempo gli occhi del mercato erano puntati su Iveco. Rumor insistenti e movimenti insoliti del titolo avevano acceso l’interesse degli investitori e degli osservatori industriali. Ma nessuno si aspettava un’accelerazione così repentina degli eventi, in grado di scuotere nel profondo le fondamenta di un gruppo storico.

A preoccupare non sono solo le dinamiche finanziarie, ma anche la percezione di un progressivo disimpegno strategico da parte dei suoi storici azionisti. La famiglia Agnelli, tramite Exor, da anni gestisce Iveco con un piede dentro e uno fuori, muovendosi tra aperture al capitale estero e spinte verso nuovi assetti.

In questo scenario si inserisce un clima di forte tensione sindacale, che ha trovato voce nei timori diffusi tra i lavoratori e le sigle di categoria. Più che una normale riorganizzazione industriale, il cambiamento è vissuto come una possibile perdita irreversibile per il tessuto produttivo nazionale.

Come se non bastasse, Piazza Affari ha reagito con durezza alle novità, facendo registrare un tonfo significativo per il titolo Iveco. Le vendite hanno travolto le azioni, che si sono confermate tra le peggiori del Ftse Mib.

Nuove mosse e vecchie paure

Come riportato da Money, due annunci hanno scatenato il terremoto: la cessione della divisione veicoli commerciali a Tata Motors e quella del comparto Difesa a Leonardo. La prima operazione avverrà tramite una OPA volontaria lanciata dalla holding controllata da Tata, che offrirà un premio fino al 41% rispetto al valore medio degli ultimi mesi. L’altra, già formalizzata, riguarda invece i marchi IDV e ASTRA, venduti a Leonardo per 1,7 miliardi di euro.

Questi passaggi segnano una svolta storica. L’obiettivo dichiarato è quello di creare due campioni globali nei rispettivi settori, ma il timore diffuso è che Iveco perda la propria centralità e identità italiana. L’adesione totale di Exor all’OPA rafforza questa lettura, mostrando come anche il principale azionista abbia ormai deciso di fare un passo indietro.

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Iveco crollo (Depositphotos foto) – www.insolenzadir2d2.it

Il cuore dell’industria italiana sotto assedio

Il cuore della notizia, però, è l’ira esplosa tra le fila sindacali. La Fim-Cisl ha chiesto un intervento immediato del governo Meloni, sollecitando l’uso del Golden Power e la garanzia di una presenza italiana nei nuovi assetti societari. Le preoccupazioni riguardano non solo l’occupazione – oltre 14.000 lavoratori in Italia – ma anche la salvaguardia di un asset strategico nazionale.

Durissimo anche il commento della FIOM: “È una scelta inaccettabile. Iveco deve restare italiana”, ha dichiarato Michele De Palma. La vendita agli indiani di Tata è vissuta come una rinuncia alla sovranità industriale, e si chiede che sia avviato un tavolo permanente tra istituzioni, sindacati e le aziende coinvolte.