INPS, “Ti diamo 7.416€ anche se non hai lavorato”: il nuovo bonus valido per tutti | Basta presentare la carta d’identità

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Un’ipotesi concreta per chi ha pochi contributi: cosa cambia con la sentenza della Corte, adesso la pensione è per tutti.

Negli ultimi anni, l’idea di una pensione garantita per tutti, anche per chi non ha versato contributi sufficienti, è tornata al centro del dibattito. Tra promesse politiche e riforme mancate, molti cittadini si sono chiesti se esista davvero una possibilità concreta di ricevere un sostegno economico in età avanzata, indipendentemente dalla storia contributiva.

Alcuni strumenti esistono già, come l’assegno sociale, ma sono vincolati a requisiti rigidi. La loro esistenza però non ha mai risolto del tutto il problema per chi, pur avendo lavorato a intermittenza o con contratti discontinui, si ritrova con una pensione insufficiente o addirittura assente. Il divario tra contributivi e retributivi ha alimentato una disparità sistemica mai colmata.

Negli ultimi mesi, il tema ha assunto nuovi contorni. La giurisprudenza ha iniziato a mettere in discussione i limiti della normativa vigente, spingendo per un’interpretazione più ampia del diritto al sostentamento in vecchiaia. Una sentenza in particolare ha riacceso le speranze, lasciando intendere che lo scenario potrebbe cambiare.

L’attenzione si concentra ora su cosa accadrà nei prossimi mesi, in attesa di eventuali sviluppi giuridici o legislativi. In molti si domandano se davvero basterà una semplice carta d’identità per accedere a un beneficio che finora sembrava riservato a pochi.

La sentenza che apre nuove possibilità

Il punto di svolta è arrivato con la sentenza n. 94/2025 della Corte Costituzionale. Con questa pronuncia, la Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di integrazione al minimo per le pensioni di invalidità dei contributivi puri, evidenziando l’importanza di garantire mezzi adeguati di sostentamento a tutti i cittadini, al di là dei vincoli del sistema contributivo.

Secondo la Corte, è irragionevole fare distinzione tra chi ha versato contributi prima o dopo il 1996, se il risultato finale è un reddito insufficiente per vivere dignitosamente. Questo principio potrebbe aprire la strada a nuovi ricorsi e a una revisione più ampia della normativa sulle pensioni minime.

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Importo della pensione (Canva foto) – www.insolenzadir2d2.it

Cosa può cambiare davvero per chi ha versato poco o nulla

Come sottolinea Money, anche se la sentenza si applica solo al caso dell’assegno ordinario di invalidità, il suo impatto va oltre. Potrebbe infatti rappresentare la base per future estensioni del diritto all’integrazione al minimo, anche per altri tipi di trattamenti pensionistici o situazioni borderline.

L’obiettivo non sarebbe solo garantire un’integrazione automatica, ma anche intervenire su strumenti come l’assegno sociale, rivedendo criteri anagrafici e reddituali. La cifra simbolica di 7.416 euro l’anno – corrispondente alla soglia dell’assegno sociale – resta un riferimento indicativo, non un bonus attualmente erogabile. Ma la direzione intrapresa potrebbe portare, nel tempo, a una pensione base accessibile anche a chi oggi non ne ha diritto.