INPS blocca i congedi, anche se hai la 104: usa la scusa della convivenza per toglierti i diritti |È già di legge

Addio permessi lavoro legge 104 illustrazione (Canva foto) - insolenzadir2d2.it
INPS blocca i congedi, anche con la 104: la convivenza diventa ostacolo ai diritti, cosa sta cambiando adesso.
Nel momento in cui si parla di diritti legati alla disabilità, l’attenzione deve restare alta. Le norme esistono per garantire supporto a chi assiste un familiare in condizioni gravi, ma spesso, nella pratica, le tutele rischiano di trasformarsi in barriere. Non è raro che i lavoratori, pur rientrando nei profili di legge, si trovino respinti di fronte a ostacoli burocratici inattesi.
Tra le misure più conosciute e utilizzate, ci sono il congedo straordinario biennale e l’accesso anticipato alla pensione tramite strumenti come l’Opzione Donna o l’Ape sociale. Si tratta di strumenti pensati per alleggerire il peso di chi si fa carico di familiari con gravi disabilità, garantendo loro il tempo e le risorse necessarie per un’assistenza continua. Ma la legge non si limita alla buona volontà.
Un elemento in particolare si sta rivelando determinante e spesso esclusivo: la convivenza. Una parola che sembra semplice, ma che può modificare il destino di una domanda, di un ricorso, o di un intero progetto di vita familiare.
Ed è qui che inizia a vacillare la certezza del diritto.
I vincoli legati alla convivenza
Il chiarimento fornito dall’INPS ha messo in evidenza un punto chiave: il diritto al congedo o alla pensione anticipata è subordinato alla residenza nella stessa abitazione del familiare disabile. Anche se si tratta di fratelli, sorelle, figli o coniugi, la mancata convivenza comporta automaticamente il rigetto della richiesta. Come specificato anche nella Circolare del Ministero del Lavoro del 18 febbraio 2010, è sufficiente risiedere allo stesso numero civico, anche se in interni differenti.
Questa posizione restrittiva ha portato a casi come quello di Maria, che si è vista negare sei mesi di congedo per assistere la sorella disabile, proprio perché non risultavano conviventi. Brocardi spiega che, in simili circostanze, l’unica alternativa è registrare una dimora temporanea presso il Comune, che può valere fino a dodici mesi e consente di aggirare, almeno in parte, l’impedimento normativo.

Quando la 104 non basta: il diritto subordinato alla burocrazia
Anche nei casi in cui la Legge 104 riconosce la gravità della situazione e l’urgenza di assistenza, l’INPS può rigettare la domanda se non viene dimostrata la convivenza effettiva da almeno sei mesi. La norma si applica anche a strumenti come Quota 41 e l’Ape sociale, dove il requisito anagrafico deve precedere la richiesta stessa. L’iscrizione anagrafica, quindi, non è solo un dettaglio: diventa condizione sostanziale per accedere a misure di sostegno.
Questo significa che chi intende usufruire di tali agevolazioni deve pianificare tutto in anticipo, modificando la propria residenza con largo margine e assicurandosi che i documenti siano coerenti e verificabili. Altrimenti, l’accesso ai propri diritti resta solo sulla carta.