Il Governo Meloni corre ai ripari: ora per manifestare serve pagare questa “cauzione” | In caso di danni tocca sborsare tanti soldi

Manifestazioni e soldi (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Il governo valuta nuove misure per le manifestazioni pubbliche, ipotizzando costi anticipati per garantire la sicurezza.
Da sempre, in Italia, la piazza è più di uno spazio pubblico: è un simbolo. È lì che si sono costruite battaglie, cambi di rotta, slogan che hanno fatto epoca. Però oggi c’è qualcosa che scricchiola. Parlare di manifestazioni non è più solo una questione politica o sociale, ma sta diventando un tema… economico.
Ultimamente, le strade delle grandi città italiane – Roma, Milano, Napoli, e via dicendo – sono tornate a riempirsi. Non sempre però si è trattato di proteste tranquille. Alcune sono degenerate in scontri, danneggiamenti, caos. La questione non è tanto il motivo per cui si scende in piazza, quanto piuttosto come lo si fa. E qui il governo ha iniziato a preoccuparsi, o almeno così pare.
La domanda che si fanno molti è semplice: come garantire la sicurezza senza mettere a rischio i diritti fondamentali? Le autorità parlano di “rafforzare la cornice di sicurezza” – espressione un po’ tecnica che, tradotta, significa più regole, più controlli. Ma il rischio è che si finisca per stringere troppo, soffocando proprio quella libertà che si vuole proteggere.
Nel frattempo, si iniziano a ventilare ipotesi che sembravano impensabili fino a poco fa. Una su tutte: pagare per poter manifestare. Sembra assurdo detto così, no? Ma l’idea ha già acceso un bel po’ di polemiche.
Una stretta destinata a far discutere
Il ministro Piantedosi ha snocciolato numeri e statistiche alla Camera: oltre ottomila manifestazioni “di rilievo” solo nel 2025, e in più di duecento casi ci sono stati problemi di ordine pubblico. Molti feriti, soprattutto tra le forze dell’ordine, e un picco negli ultimi giorni. In particolare nei cortei legati alla Palestina, dove – lo dice anche il Viminale – non sempre i toni sono rimasti civili.
A partire da questi dati, l’esecutivo ha annunciato l’intenzione di intervenire. Secondo il ministro, non si può più tollerare che le città vengano devastate impunemente, anche perché – parole sue – certi disordini avrebbero avuto ben poco a che fare con la causa palestinese. Insomma, chi manifesta deve assumersi delle responsabilità. Ma in che modo, esattamente?
Una “cauzione” per la piazza
Ecco, il punto è proprio questo. Come riporta Today.it, si starebbe pensando a una specie di cauzione obbligatoria per gli organizzatori dei cortei. Una somma da versare prima dell’evento da parte degli organizzatori che “in caso di danni pagherebbero di tasca loro”. L’idea è nata da Salvini, che ha rilasciato queste dichiarazioni a settembre.
Il problema, però, è enorme. Una misura del genere tocca direttamente il diritto a manifestare, sancito dalla Costituzione. Non solo l’articolo 17, ma anche il 3 (uguaglianza) e il 21 (libertà di espressione). E poi, chi decide quanto si deve pagare? Chi fa i conti? Chi garantisce che non diventi un modo per mettere a tacere il dissenso? Per ora il ministro Piantedosi non è entrato nel merito, ma ha detto che il governo continuerà a valutare “ogni altra misura” utile a gestire meglio la “cornice di sicurezza” delle manifestazioni.