Hai più di 40 anni e cerchi lavoro? Ora ti danno 650€ al mese per non assumerti | C’è un solo modulo da compilare

Pagati per non essere assunti colloquio di lavoro illustrazione (Canva foto) - insolenzadir2d2.it
Un incentivo da 650 euro al mese cambia le regole del lavoro femminile dopo i 40 anni: ti pagano per non lavorare.
Per chi ha superato i 40 anni, il reinserimento nel mondo del lavoro può trasformarsi in un percorso ad ostacoli.
Molte si ritrovano quindi a confrontarsi con offerte precarie, sottopagate o temporanee, mentre i colloqui si fanno rari e le risposte tardano ad arrivare. In certi casi, la sensazione è che il mercato del lavoro chiuda le porte a chi non risponde più a determinati standard anagrafici. Eppure, esistono competenze trasversali, soft skills e capacità organizzative che solo il tempo può affinare. Tuttavia, queste qualità sembrano contare sempre meno nel panorama lavorativo attuale.
C’è chi ha interrotto la carriera per seguire i figli, chi ha dovuto ricominciare da zero dopo un trasferimento o una separazione, chi invece è stata semplicemente “tagliata fuori”. Il risultato è un esercito silenzioso di donne over 40 che non cerca solo un impiego, ma un riconoscimento sociale ed economico. La domanda che molte si pongono è semplice: esiste ancora uno spazio per noi?
Da qualche settimana, circola la notizia di un nuovo incentivo statale che promette fino a 650 euro al mese. Ma attenzione: questo denaro non va direttamente nelle mani delle lavoratrici. È rivolto invece a chi le assume, ma a certe condizioni. E c’è un aspetto che sta facendo discutere.
Il meccanismo del bonus donne
Il nuovo bonus, previsto dal decreto firmato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia, mira a sostenere l’occupazione femminile nel 2025 con una copertura di 121,7 milioni di euro. Si tratta di un esonero contributivo rivolto alle aziende che decidono di assumere donne disoccupate, con un tetto massimo di 650 euro mensili per due anni. Tuttavia, la misura non è uniforme su tutto il territorio italiano.
Come spiega Today, il bonus segue una logica a “doppio binario”, con condizioni diverse per le regioni del sud – le cosiddette Zone Economiche Speciali (Zes) – dove l’incentivo è più accessibile e la soglia di disoccupazione richiesta si riduce da 24 a 6 mesi. Ma l’aspetto più controverso riguarda le modalità di accesso: il bonus scatta solo se l’azienda dimostra un aumento reale della forza lavoro, escludendo quindi le sostituzioni. In pratica, per molte donne over 40, il rischio è che questo incentivo si traduca in un paradosso: essere considerate un costo da evitare, proprio mentre si cerca di premiarne l’assunzione.

Le esclusioni e le reali possibilità di accesso
L’incentivo non si applica a colf, babysitter e assistenti familiari, e non è cumulabile con altri esoneri. Inoltre, per accedere all’agevolazione, bisogna compilare un modulo e rispettare precise condizioni territoriali e temporali.
Le lavoratrici delle regioni Zes potranno rientrare nel piano solo a partire dal 31 gennaio 2025, mentre nel resto d’Italia si parte dal 1° settembre 2024. In sintesi, molte donne rischiano di restare escluse da un meccanismo che, almeno sulla carta, dovrebbe favorirle.