Funerali Giorgio Armani, tra i pochissimi presenti spunta anche lui | Un ingresso che ha cambiato l’atmosfera
Giorgio Armani (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Un ultimo saluto intimo e silenzioso, tra emozione e discrezione, in un luogo scelto con cura lontano dai riflettori.
Milano, per un po’ di giorni, si è fermata davvero. Non del tutto eh, il traffico c’era ancora… ma qualcosa nell’aria era diverso. La gente in fila fin dalle prime ore, senza sbuffare, senza alzare la voce. Solo occhi bassi e passi lenti, come se ognuno volesse trovare un modo per esserci, anche solo per un istante.
Non capita spesso che una città così viva si conceda questo tipo di silenzio. C’era chi veniva dal lavoro, chi passava con la famiglia, chi forse non lo conosceva neanche così bene, ma voleva rendere omaggio. Una sorta di pellegrinaggio urbano, tra i muri del suo regno creativo.
Ed è questo che ha colpito di più: l’umanità. Non gli abiti, non i flash. Solo persone, e rispetto. Tanti hanno detto che si respirava qualcosa di strano… un rispetto antico, quasi fuori tempo. Dietro tutto questo, c’era sicuramente una regia delicata, che ha saputo rendere tutto incredibilmente sobrio.
Le emozioni c’erano, eccome, ma senza rumore. Ogni gesto era misurato, ogni parola detta a mezza voce. Eppure si sentiva tutto. Anche quello che non veniva detto. In fondo, forse, è proprio così che avrebbe voluto che andassero le cose. No, anzi, è sicuro.
Tanto affetto
Non c’era nessun bisogno di clamore. Bastavano i fiori appoggiati in silenzio, le mani giunte, i volti commossi. Chi c’era, c’era per davvero. Non per farsi vedere, ma per sentire. Per salutare. E intanto Milano, a modo suo, custodiva tutto, senza fare troppo rumore.
I funerali si sono tenuti in forma strettissima, niente fotografi, niente passerelle. Solo un gruppo ristrettissimo nella piccola chiesa di San Martino, vicino a Piacenza. Una ventina in tutto. Famiglia, amici stretti. Una scelta che rispecchia in pieno la sua riservatezza.
Una cerimonia senza scena, ma piena di presenza
All’interno della sede Armani, qualche giorno prima, la camera ardente è stata invece un flusso continuo, come riporta Today.it. Gente che entrava, lasciava un pensiero, uno sguardo. Oltre 16mila persone, mica poche. E tra tutte queste, c’era lui, Leo Dell’Orco, che è stato non solo il suo braccio destro per una vita, ma anche il compagno con cui ha condiviso 45 anni. Sempre lì, accanto alla bara, a stringere mani e a ringraziare con lo sguardo.
Poi, a cose finite, ha parlato anche lui. Con la voce un po’ rotta, ha detto che non si aspettavano così tanta gente. Che all’inizio non erano nemmeno sicuri di voler fare due giorni di camera ardente. “Ci sembrava troppo”, ha detto al Corriere della Sera, “ma poi… ci ha travolti l’affetto”. E meno male. Perché a vedere la fila, era evidente che qualcosa di molto profondo si stava muovendo.