Doppio SPID, quando te lo chiedono ti stanno per prelevare 5.200€ dal conto: l’aggiornamento di maggio è devastante

Spid pagamento persona preoccupata illustrazione (Canva e YouTube foto) - www.insolenzadir2d2.it
Se ti viene richiesto un secondo Spid, potresti rischiare un prelievo di addirittura 5.200€ senza nemmeno accorgertene.
Quando arriva, sembra una richiesta normale. Un avviso urgente, magari via sms o email, che ti invita ad aggiornare le tue credenziali SPID. A prima vista può sembrare una misura di sicurezza, una semplice verifica in vista della stagione dei rimborsi fiscali. Ma dietro quella comunicazione si cela spesso qualcosa di molto più pericoloso.
Il segnale d’allarme più inquietante è la comparsa di un secondo SPID associato al proprio codice fiscale. Chi riceve questo tipo di richiesta potrebbe non sapere che, nel frattempo, qualcun altro sta già agendo alle sue spalle.
Le conseguenze? Drammatiche. Perché l’accesso duplicato ai portali pubblici consente ai truffatori di modificare l’IBAN, incassare rimborsi fiscali e persino pensioni destinate al vero intestatario.
L’operazione è rapida, silenziosa e spesso definitiva: quando ci si accorge del furto, i soldi sono già spariti dal conto. Alcuni casi recenti riportano ammanchi anche di 5.200 euro, una somma che potrebbe svanire in pochi clic senza che venga inviata alcuna notifica ufficiale al titolare dello SPID.
Le nuove minacce digitali legate allo spid
Quella che viene ormai definita la truffa del “doppio SPID” sfrutta una falla ben precisa del sistema italiano di identità digitale: la possibilità di attivare più SPID per lo stesso codice fiscale, a patto di utilizzare email e numeri di telefono differenti. I criminali informatici, grazie a documenti rubati e tecniche di smishing, creano una seconda identità digitale che si muove indisturbata tra portali come INPS, Agenzia delle Entrate o NoiPA.
Come riportato da Altroconsumo, nel primo trimestre del 2025 sono stati individuati oltre 30 falsi domini INPS progettati proprio per rubare credenziali e documenti. Una volta ottenuti, vengono utilizzati per attivare SPID fasulli con cui i truffatori modificano i dati di pagamento o addirittura fanno firmare contratti digitali a nome della vittima, all’insaputa di quest’ultima.

Cos’è davvero la truffa del doppio Spid
La tecnica è ormai industrializzata. Dopo il furto di dati — spesso tramite link ingannevoli e siti che imitano portali ufficiali — i malintenzionati creano un secondo SPID parallelo, che non disattiva il primo ma agisce in autonomia. Da lì è semplice accedere a rimborsi, pensioni, bonus fiscali e altre somme, spesso senza lasciare tracce evidenti. Il rischio, oggi, non è più teorico. Dopo il caso InfoCert di fine 2024, che ha visto il furto di milioni di dati personali poi messi in vendita sul dark web, la sicurezza dell’identità digitale è tornata sotto i riflettori. Il Garante per la privacy ha aperto un’indagine, ma intanto la truffa corre. E chi è già stato colpito può solo sperare in un rimborso o ricorrere agli strumenti messi a disposizione da associazioni come Altroconsumo.
Nel 2023 l’Agenzia delle Entrate ha restituito ben 22,4 miliardi di euro a cittadini e imprese sotto forma di rimborsi fiscali, con una media di circa 1.000 euro a contribuente. Tuttavia, questa media può aumentare sensibilmente in situazioni specifiche, come nel caso di spese importanti per ristrutturazioni edilizie, cure mediche costose o versamenti previdenziali. Ad esempio, le detrazioni per lavori in casa possono arrivare al 50% su un massimo di 96.000 euro, producendo un rimborso annuale anche di 4.800 euro. In questi casi, non è raro che il totale da ricevere superi i 5.000 euro e possa arrivare anche a 5.200 euro.