Blocco affitti – Non puoi più affittare casa senza autorizzazione del Comune | Scattano i divieti zona per zona

Divieto degli affitti illustrazione (Canva foto) - insolenzadir2d2.it
Affitti sotto controllo: cambia il ruolo dei Comuni dopo la sentenza del Consiglio di Stato, adesso sono vietati!
Nel giro di pochi mesi, locare una casa potrebbe non essere più una semplice questione tra proprietario e inquilino. In alcune città italiane, infatti, si è cominciato a parlare di permessi comunali, regolamenti ad hoc e zone a traffico limitato… di locazioni. Una stretta che, sebbene non sia ancora legge nazionale, sta già facendo discutere migliaia di proprietari e affittuari.
Per molti cittadini, l’idea che si possa affittare casa solo con un nulla osta del Comune suona quasi surreale. Eppure, è il riflesso di un sistema che si interroga sul rapporto tra mercato immobiliare, turismo e diritto alla casa. Dietro a ogni nuova ordinanza comunale, si nasconde la necessità di trovare un equilibrio tra il legittimo guadagno dei proprietari e la salvaguardia degli spazi abitativi per i residenti.
A complicare il quadro, ci si mette il turismo: l’afflusso continuo di visitatori in alcune città ha trasformato interi quartieri in distretti alberghieri mascherati, spingendo sempre più amministrazioni locali a intervenire con divieti e limitazioni agli affitti brevi. Ma chi decide davvero dove finisce la libertà del singolo e inizia l’interesse pubblico?
Tutto questo fermento normativo, però, si scontra con un nuovo indirizzo giuridico che rischia di bloccare sul nascere molte delle regolazioni messe in campo dai Comuni. Una sentenza recente ha messo in discussione le competenze locali, spostando l’equilibrio in favore dei privati.
Le nuove regole dopo l’intervento del Consiglio di Stato
Secondo la sentenza n. 2928/2025 del Consiglio di Stato, i Comuni non hanno il potere di imporre vincoli agli affitti brevi se non in presenza di una legge nazionale o regionale che glielo consenta. Questo riguarda in particolare le locazioni turistiche non imprenditoriali, ossia quelle gestite da privati che affittano fino a tre immobili per periodi inferiori a 30 giorni, senza offrire servizi tipici delle strutture ricettive.
Come spiega Money, l’unico ambito in cui gli enti locali possono ancora intervenire è quello della sicurezza edilizia e urbanistica. Per tutto il resto, servono leggi di livello superiore. Questa decisione ha dunque un impatto diretto su molti regolamenti comunali già in vigore: le restrizioni, in mancanza di una base normativa più solida, rischiano di essere annullate.

Affitti liberi (per ora) e nuove incognite legislative
In pratica, non è più obbligatorio ottenere un’autorizzazione comunale per affittare un appartamento a scopo turistico, salvo che l’attività sia svolta in forma imprenditoriale. I proprietari tornano così ad avere piena libertà nella gestione dei propri immobili, almeno fino a quando non verranno emanate nuove norme da parte di Parlamento o Regioni.
Questo vuoto legislativo potrebbe però durare poco. La pressione politica e sociale, soprattutto nei centri storici e nelle località ad alta densità turistica, spingerà probabilmente verso una riforma nazionale degli affitti brevi, che consenta ai Comuni di agire senza rischi di illegittimità. Nel frattempo, i divieti comunali sono sospesi, e gli affitti possono ripartire senza limiti.