Altro che caviale, da oggi comprare la pasta al supermercato è un lusso: dazi raddoppiati per l’Italia | La mossa di Trump ci mette in ginocchio

Donald Trump alla Casa Bianca (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Una tempesta commerciale all’orizzonte rischia di trasformare i prodotti italiani più comuni in beni di lusso.
Un tempo ci si lamentava del prezzo del pecorino o del vino rosso sotto Natale. Oggi, invece, basta un pacco di pasta per farci sgranare gli occhi alla cassa. E no, non è solo colpa dell’inflazione o del grano duro. C’è qualcosa di molto più grosso che si muove dietro le quinte, qualcosa che parte da lontano ma colpisce dritto le nostre tavole.
Tra Europa e Stati Uniti l’aria è tesa. Più di quanto si pensi. E quando le relazioni si incrinano, a rimetterci spesso sono proprio i consumatori. Anzi, prima ancora, chi quei prodotti li crea, li esporta, li promuove. Un equilibrio fragile che, ora, rischia di saltare completamente.
Nei corridoi di Bruxelles si parla, si discute, ma intanto il tempo stringe. E nelle aziende italiane cresce il nervosismo. L’incertezza è il vero nemico in questo momento: se ogni giorno cambia qualcosa, anche solo potenzialmente, tutto si ferma. Nessuno ordina, nessuno investe. È il classico limbo in cui nessuno vuole stare, ma in cui molti si ritrovano loro malgrado.
L’agroalimentare italiano, già carico di sfide e burocrazia, oggi guarda agli Stati Uniti con un misto di speranza e preoccupazione. E tutto questo per una questione… di dazi. O meglio, per una mossa politica che sta per fare più rumore di quanto immaginiamo.
Pressioni e scadenze che non lasciano respiro
Il 1° agosto è dietro l’angolo, e quel giorno scatteranno ufficialmente i nuovi dazi americani contro l’Unione Europea. Roba grossa: +30% su tutto, senza distinzioni. La Coldiretti ha fatto i conti, e il risultato è da mal di testa: 2,3 miliardi di euro di danni solo per l’Italia. Una cifra che fa tremare le filiere, soprattutto quelle più fragili. E mentre si cerca disperatamente un accordo, l’impressione è che l’Europa si sia fatta trovare… come dire, impreparata.
Alessandro Apolito, di Coldiretti, non ha usato mezzi termini, come riporta Fanpage: siamo nel mezzo di una “tempesta perfetta”. E a suo dire, la Commissione europea avrebbe potuto fare di più, molto di più. “Ci siamo piegati alle richieste americane sulla difesa”, ha detto, “ma nessuno ha portato risultati concreti a casa”. Intanto le aziende restano ferme, gli ordini si congelano, e l’effetto domino è già iniziato.

Quando il made in Italy vacilla
Ma i problemi non finiscono con l’aumento dei prezzi. Anzi, è lì che cominciano davvero. Perché negli Stati Uniti esiste il fenomeno del “Italian sounding”: prodotti con nomi e look italiani, ma fatti in America. Questi non pagano dazi, e diventano subito più convenienti. Risultato? Il consumatore americano magari prende quello “finto”, perché costa meno, e il vero Made in Italy resta sugli scaffali.
Tra i prodotti più a rischio ci sono il vino, i formaggi, la marmellata e la pasta farcita, già soggetti a dazi che, sommati ai nuovi, raggiungerebbero livelli insostenibili. Il Grana Padano, ad esempio, potrebbe arrivare a costare 50 dollari al chilo. Una cifra che spinge questi alimenti fuori dalla portata del grande pubblico.