Addio IKEA, dal 1° ottobre arriva la tassa sui mobili | Diventerà un rivenditore di lusso: per una cucina spendi 30.000€
Ikea logo negozio (Canva foto) - www.insolenzadir2d2.it
Una svolta che potrebbe cambiare il mercato globale del mobile: cresce l’incertezza anche tra i grandi brand europei.
Negli ultimi anni, molte famiglie hanno scelto soluzioni più accessibili per arredare casa, puntando su aziende capaci di coniugare design e funzionalità a prezzi contenuti. Realtà come IKEA hanno rivoluzionato l’approccio all’arredamento, diventando simbolo di uno stile moderno ma democratico.
Tra scaffali modulari e cucine componibili, si nasconde una tensione crescente che rischia di ridefinire le regole del gioco nel settore dell’arredo. A pesare non è un calo della domanda, né una crisi interna alle grandi catene: il fattore scatenante arriva da fuori, in particolare da decisioni politiche che stanno scuotendo le basi del commercio globale. Il punto critico? I rapporti sempre più tesi tra Stati Uniti ed Europa.
Alcuni marchi, per evitare colli di bottiglia nelle forniture e rincari ingiustificati, hanno già cominciato a riorganizzare le proprie filiere. C’è chi ha scelto di delocalizzare, chi di internalizzare, ma non tutti possono permettersi una riconversione così rapida. Nel mirino ci sono settori specifici, apparentemente scollegati tra loro, ma accomunati da un’unica strategia: il ritorno a un’economia iper-protezionista.
Al centro del dibattito, tuttavia, c’è una data precisa: il 1° ottobre. Da quel momento, secondo quanto annunciato dal presidente americano Donald Trump, entreranno in vigore nuove tariffe doganali che potrebbero colpire in modo pesante anche il comparto dell’arredamento.
Una stretta che preoccupa i mercati
Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti imporranno dazi del 50% sui mobili da cucina e sui lavandini da bagno, oltre a una tassa del 30% sui mobili imbottiti. Una mossa che, secondo il tycoon, serve a rilanciare la produzione interna e difendere l’industria nazionale. Tuttavia, come evidenziato da Fanpage, non è ancora chiaro se queste misure si applicheranno anche ai prodotti provenienti dall’Unione Europea, nonostante l’accordo commerciale siglato a luglio preveda un tetto massimo del 15% su determinati beni.
Il rischio di vedere lievitare i prezzi al dettaglio negli Stati Uniti è concreto, e ciò potrebbe avere effetti a catena anche sui produttori europei, costretti a ripensare strategie e listini. Se l’export verso gli USA diventerà meno conveniente, marchi noti come IKEA potrebbero essere costretti a rivedere le proprie offerte su scala globale.
Il cuore della questione: i dazi doganali
Quello che il titolo lascia solo intuire è che IKEA non è la vera causa del rincaro, ma una delle vittime indirette delle nuove politiche commerciali. La prospettiva di pagare 30.000 euro per una cucina non nasce da una strategia dell’azienda, ma dall’impatto delle tariffe annunciate: una “tassa” indiretta che potrebbe ricadere sui consumatori finali. E non si tratta solo di mobili: sono previsti anche dazi del 100% sui farmaci di marca e del 25% su tutti i camion pesanti importati.
Il timore, già percepibile sui mercati finanziari, è che questa escalation tariffaria possa generare una nuova ondata inflattiva, soprattutto in settori dove la dipendenza dalle importazioni è ancora molto forte.