Garlasco, solo adesso viene fuori la chiamata: “Andrea aiutami” | Rimasta sepolta in un vecchio verbale: ha confessato

Chiara Poggi (Rai - youtube screenshot) - www.insolenzadir2d2.it
Una telefonata rimasta sepolta per anni riporta alla luce vecchi interrogativi e rilancia l’indagine sul delitto di Garlasco.
A volte sembra che il tempo abbia il potere di mettere tutto a posto. Ma non è sempre così. Anzi, ci sono storie che più passano gli anni e più si ingarbugliano. Restano lì, sospese tra silenzi e pezzi mancanti, come se qualcosa fosse stato lasciato volutamente da parte… o magari solo perso per strada.
Nel mondo delle inchieste giudiziarie, poi, è facile che qualche dettaglio sfugga. Un foglio, una frase, una testimonianza lasciata a metà. Non è neanche detto che qualcuno se ne accorga subito. Eppure, proprio quei frammenti apparentemente inutili, quando tornano a galla, possono cambiare tutto.
Ci sono casi in cui si è certi di aver capito tutto, e invece manca proprio il tassello più importante. La verità non è sempre lineare, anzi spesso è storta, scomoda, nascosta sotto strati di ipotesi e versioni contrastanti. Serve pazienza. E anche un po’ di fortuna.
Ecco perché, quando un elemento finito nel dimenticatoio spunta fuori all’improvviso, succede il caos. Si riaccendono le luci, ripartono le domande, qualcuno rilegge i fascicoli, qualcun altro fa finta di non sapere. Ma ormai la miccia è accesa.
Un dettaglio lasciato indietro
Nel caso Garlasco, quello che tutti ricordano per la tragica morte di Chiara Poggi, sta succedendo proprio questo. È rispuntata fuori una vecchia telefonata, finita in un verbale del 2007 che – pare – nessuno aveva mai soppesato con attenzione. Una voce di donna che dice, con tono disperato: «Andrea, aiutami».
Quel nome – Andrea – oggi non suona affatto casuale. Perché uno dei nomi riemersi nell’indagine è proprio quello di Andrea Sempio, già ascoltato in passato e poi lasciato fuori dal procedimento. Ma ora la Procura di Pavia è tornata a occuparsene, e sta riconsiderando ogni cosa. Lo riporta Il Tempo, tramite Leggo, parlando di accertamenti in corso e nuovi interrogatori. A occuparsene è il Nucleo Investigativo di Milano, che sta sentendo più persone e analizzando documenti dimenticati per quasi 18 anni. Ed è qui che è riemerso il dettaglio.
La voce al telefono e il nome che torna
Quel pomeriggio del 13 agosto 2007, verso le 15:30 o le 16, un ragazzo riceve una chiamata da numero privato. Risponde, e sente una donna che piange: «È morta… aveva solo 25 anni, era a casa da sola». Lui chiede chi sia, e lei risponde: «Andrea, aiutami». Ma lui si chiama Alessandro. Dopo poco, riceve un messaggio dalla stessa ragazza, che si scusa per l’errore. In seguito, riceve anche altre chiamate anonime che lo disturbano. Tutto questo, però, non venne mai approfondito. Né venne collegato in modo diretto a persone vicine a Chiara. Il giovane ha quindi rivelato e confessato ai carabinieri il nome di questa interlocutrice. Nel frattempo, Andrea Sempio – amico del fratello della vittima – era già stato convocato pochi giorni prima per spiegare tre telefonate fatte alla casa dei Poggi, proprio mentre Marco, il fratello di Chiara, era in vacanza. Aveva detto che si trattava di un errore, dovuto al fatto che aveva salvato in rubrica sia il numero fisso di casa Poggi che quello del cellulare di Marco. Nessuno, però, collegò quell’Andrea alla telefonata misteriosa. E nessuno interrogò la ragazza che aveva fatto la chiamata.
Solo l’anno dopo, il 4 ottobre 2008, Sempio consegnò agli inquirenti uno scontrino di un parcheggio a Vigevano, registrato alle 10:18. Quello scontrino fu a lungo ritenuto il suo alibi, fino a quando – nel processo d’appello bis – l’orario del delitto fu spostato indietro, tra le 9:12 e le 9:35. Da quel momento, anche il suo alibi ha iniziato a scricchiolare. Oggi, con Sempio indagato per omicidio in concorso, gli investigatori vogliono rianalizzare tutti i campioni biologici, in particolare quelli dove si ipotizza ci sia sudore misto al sangue della vittima. Si parla di Dna non databile, di tracce lasciate nel caldo di metà agosto e di tecnologie attuali che potrebbero finalmente dare un volto certo a chi era lì, in quella casa, quella mattina.