Pensioni, adesso ci vai dopo i 71 anni | Il Governo blocca la manovra e sposta tutto di 10 anni

Uomo piange (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it

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Il sistema previdenziale cambia ancora: per molti lavoratori la pensione si allontana, con un traguardo fissato oltre i 70 anni.

Una volta la pensione era un po’ il traguardo naturale, quasi scontato. Lavoravi una vita e poi, verso i 60 (o anche prima), via, ti godevi gli anni liberi. Oggi? Be’, oggi sembra quasi un miraggio. Le regole cambiano, i requisiti si spostano, e chi ha ancora molti anni davanti si ritrova con un futuro tutt’altro che chiaro. La sensazione diffusa? Che si debba lavorare praticamente… per sempre.

Non è solo una questione di età. C’è tutto un insieme di condizioni — contributi, stipendi, carriere discontinue — che complicano le cose. Chi ha iniziato da poco a lavorare si trova in un labirinto normativo, con regole che sembrano fatte apposta per rimandare l’uscita. E mentre prima bastavano 20 o 25 anni di lavoro, oggi la strada è molto più lunga — e accidentata.

Quello che spaventa di più è che la pensione sta diventando una specie di privilegio. Non tutti riescono a costruire una carriera solida e continua, soprattutto in un contesto dove precarietà e bassi salari sono la norma. Il risultato? Tanti finiscono per chiedersi se davvero riusciranno mai a “staccare la spina”.

E pian piano cambia anche la mentalità. C’è quasi una rassegnazione diffusa. L’idea di dover lavorare fino a 70 anni non fa più notizia, sembra quasi inevitabile. Ma è davvero giusto accettarlo come se fosse normale?

L’età pensionabile

Negli ultimi tempi, tra una proposta e l’altra, si è tornati a parlare dell’età per la pensione. Il meccanismo dell’adeguamento automatico, quello che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita, tornerà in gioco dal 2027. Dopo una lunga pausa (colpa del Covid e non solo), il sistema riprenderà a spostare più in là la soglia per andare in pensione. Il Governo dice di voler congelare l’aumento, ma è una soluzione temporanea. Non si potrà bloccare tutto per sempre.

E qui la situazione si complica davvero per una fetta di lavoratori. Parliamo di quelli che hanno iniziato dopo il ’96, i cosiddetti “contributivi puri”. Non basta più avere 67 anni e 20 anni di versamenti, serve anche che l’importo dell’assegno superi una soglia economica minima. E se non ci arrivi? Ti tocca aspettare. Ancora. Ma non finisce qui.

Pensione (Depositphotos foto) - www.insolenzadir2d2.it
Pensione (Depositphotos foto) – www.insolenzadir2d2.it

Una soglia che si sposta sempre più avanti

Come riporta Money.it, chi è nato dopo il 2000 rischia di andare in pensione a… 71 anni. O anche più tardi, tipo 74 o 75. Sì, hai letto bene. L’adeguamento con le speranze di vita fa slittare tutto in avanti e la soglia economica richiesta è spesso fuori portata, soprattutto per chi ha avuto contratti a tempo, part-time o lunghi periodi di inattività.

C’è comunque una specie di “uscita di sicurezza”: la pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni, che non richiede requisiti economici. Ma — e qui viene il problema — anche questa età non è fissa. Può salire, e infatti le proiezioni dicono che per i nati dopo il 2000 potrebbe arrivare fino a 75 anni. Intanto chi è nato negli anni ’80 o ’90 se la cava con un’età di uscita tra i 69 e i 71. Insomma, più sei giovane oggi, più tardi ti ritirerai domani. E la pensione rischia di diventare una corsa a ostacoli, sempre più lunga e… sempre più in salita.